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The Secret of Monkey Island

Cover del gioco The Secret of Monkey Island
Recensione
Riflessioni
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PIATTAFORME

MS-DOS, Amiga, Atari ST, Fm Towns, Sega CD

DATA

15 Ottobre 1990

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Recensione

Premessa

Nato per andare in controtendenza agli standard che il genere Avventura aveva creato fin dal 1976, Ron Gilbert per Lucasfilm Games(poi rinominata Lucas Arts), crea quella che è una pietra miliare del genere e dell’industria in toto, andando a influenzare inevitabilmente tutte le produzioni a venire, trasformando il nome Monkey Island in un cult e consacrando definitivamente la Lucas Arts.

Comparto Narrativo

In una non ben definita era piratesca, un giovane ragazzo approda sull’isola di Mêlée Island con un sogno, diventare un temibile pirata. Così si presenta indirettamente al giocatore con il nome Guybrush Threepwood e gli viene detto che per diventare un pirata, deve superare tre prove. Nel suo viaggio che lo porterà nella misteriosa Monkey Island, si imbatterà nell’amore della sua vita, la governatrice Elaine Marley, e il suo acerrimo nemico, il fantasma pirata Le Chuck, anch’egli innamorato di Elaine.

Una storia piuttosto semplice ma mai tediosa o monotona. Vero “core” dell’opera è infatti la profonda ironia ed il poco celato umorismo che permea il registro narrativo, i dialoghi, la caratterizzazione dei personaggi, l’ambientazione, i luoghi e addirittura gli oggetti e gli animali che circondano il protagonista. Niente e nessuno si prende troppo sul serio, con anche rari casi di rottura della quarta parete.

I personaggi secondari, seppur alcuni sopra le righe e stravaganti, capaci di strappare da soli qualche sorriso, servono solo da trampolino per le “disavventure” del protagonista, vero punto cardine dell’umorismo e dell’ironia dell’opera, con il suo fare estremamente leggero, a volte superficiale, che porta ad innumerevoli scene che si indirizzano al demenziale senza mai risultare ridicole o eccessive.

Una comicità ponderata ma che sa è essere esilarante, rimanendo a volte sottotono per paura forse di esagerare. Di qualità le ambientazioni, dall’ intrigante fascino misterioso ed evocativo, squisitamente piratesco, senza però presentare troppa diversità ambientale e differenziazione di stili nei vari luoghi, risultando in particolar modo, in due macro ambientazioni abbastanza dettagliate.

Gameplay

La schermata è divisa sostanzialmente in due parti: quella superiore sempre presente dove si svolgono gli eventi e dove possiamo apprezzare l’intera avventura; quella inferiore è invece dedita ai comandi, all’inventario e all’eventuale scelta delle risposte nei dialoghi.

I titolo si avvale di circa 12 comandi(9 nelle ultime versioni del gioco) utilizzabili per interagire con oggetti e personaggi. Con il puntatore si sceglie il comando e sempre col puntatore si punta e clicca l’oggetto o la persona sul quale usare tale azione. Se si puntano oggetti o persone senza aver prima utilizzato un comando, il gioco evidenzia il verbo più comune o logico da usare(come aprire la porta) senza però suggerire soluzioni per enigmi.

Accanto la lista dei comandi è presente l’inventario(che solo nelle versioni CD aveva un’immagine per ogni elemento presente, per le versioni floppy vi era solo il nome dell’elemento nell’inventario) che presenta tutti gli oggetti presi dal personaggio. Questi, con specifici comandi, possono essere usati o combinati per la risoluzione degli enigmi. Quest’ultimi sono la vera consistenza del gameplay(oltre l’esplorazione).

Essendo un’opera basata sulla comicità e l’umorismo, anche gli enigmi ne sono influenzati, risultando in dilettevoli rompicapi, mai troppo complicati, che seguono una logica e non risultano assurdi, alcuni particolarmente geniali 

Gli indizi per la loro risoluzione sono da ricercare nell’ambiente, nei dialoghi e nella storia in sé, con tuttavia alcune rare eccezioni dove il procedimento da seguire non è esattamente chiaro o fa riferimento a giochi di parole prettamente inglesi che un non madrelingua difficilmente può intuire, portando quindi ad alcune fasi di “stuck” nel quale si provano tutte le combinazioni di comandi-oggetti o si gira a vuoto alla ricerca di qualcosa che è sfuggito. 

Un altro punto forte della produzione però viene in aiuto in queste situazioni. “Secret of Monkey Island” è infatti la prima avventura grafica ad impedire la morte del personaggio o fastidiose dead-end(volute o non). E’ dunque impossibile effettivamente morire, sbagliare o rimanere bloccati.

Per finire i dialoghi sono frequenti e diversificati ma essendo, come detto prima, impossibile sbagliare o morire, queste scelte in realtà non influenzano enigmi o storia ma fungono solo da opportunità per l’opera di esternare ancor più la sua comicità.

Unica eccezione è l’enigma dei duelli degli insulti dove il box dei dialoghi serve a superare l’enigma stesso dovendo scegliere le risposte appropriate agli insulti degli avversari. Durante l’esplorazione è possibile accedere alla mappa dell’isola in cui ci si trova uscendo dall’attuale località e raggiungere così altri luoghi nella mappa.

Comparto Tecinco

Il titolo usa il motore di gioco SCUMM, creato in precedenza per Maniac Mansion, utilizzato per sopperire al difetto delle vecchie avventure grafiche dove era necessario digitare le azioni con la tastiera con il rischio di scrivere male o sbagliare verbo o azione, principale causa di frustrazione(oltre le morti impreviste) per i giocatori e causa anche della rottura dell’immedesimazione nell’avventura qualora si incappava in ripetuti errori. Con questo engine la costruzione dell’azione viene effettuata solamente con il mouse, selezionando verbi e oggetti/persone, non solo automatizzando il processo ma anche evitando eventuali errori di battitura.

 Un innovativo comparto tecnico quindi, con altre peculiarità come la simulazione della profondità del movimento del personaggio, che più si allontana dallo schermo più la sua scala si riduce simulandone la lontananza, tutto in tempo reale, mentre prima si utilizzavano escamotage e cambi inquadratura per nascondere la transizione.

Buone le animazioni anche se carenti per quantità e diversificazione. Buono anche il comparto grafico, che in quanto a qualità strettamente grafica non era il massimo di quei tempi, ma per costruzione dell’ambiente, scelte stilistiche e di game design risulta sicuramente tra i migliori del 1990.

 Unica e caratterizzante la colonna sonora composta da Michael Land, con musiche reggae dall’impronta caraibica decisamente eccellenti e calzanti con le scene. Tuttavia sono numerosi i momenti di assenza totale di musica di sottofondo, che si presenta solo in specifici luoghi o scene. Poco numerosi anche gli effetti audio di alcuni gesti o azioni, che a volte risultano in una piattezza sonora in specifiche parti dell’avventura dove non si sente praticamente alcun suono. I personaggi non sono doppiati.

Conclusione

Picture of Exion
Exion
Amministratore

Punto di svolta per il genere e l’industria, “The Secret of Monkey Island” è la dimostrazione che una buona avventura non deve necessariamente essere complicata, complessa o articolata, né impegnare troppo il giocatore. La semplicità e l’umorismo con il quale il gioco procede sono emblematici, simbolo di nuovo approccio alle avventure che vedono il giocatore non affrontare un viaggio, ma goderselo. Un anti eroe carismatico, personaggi secondari memorabili, una colonna sonora eccellente, alcuni enigmi geniali ed un gameplay e scelte di design che hanno fatto scuola, confezionano un’opera brillante, dall’atmosfera coinvolgente e dallo spirito comico encomiabile. Pochi seppur sostanziali difetti in tutti e tre i reparti non bastano a rovinare quello che è “la metafora” delle avventure grafiche.

Opinione

Picture of Exion
Exion
Amministratore

“The Secret of Monkey Island” mantiene a distanza di anni, un fascino incredibile. Nonostante il fatto che le meccaniche siano datate, sembrano invecchiate piuttosto bene, che insieme ad idee di design geniali ed un’ottima narrazione, si dimostra più che godibile ancora oggi. Ho adorato tutta la storia, tutti i personaggi(anche quelli con pochissimo minutaggio), tutte le ambientazioni e soprattutto le gag comiche, che non mi sono mai sembrate esagerate, ridicole o di cattivo gusto, con tanto di estrema leggerezza nel portarle a schermo. Gli unici personali difetto del comparto narrativo riguardano: il personaggio di Elaine, che secondo me non ha avuto il giusto spazio, non spiccando come altri personaggi decisamente più secondari di lei; l’atmosfera dell’isola di Monkey Island, secondo me molto inferiore all’impatto che ha invece quella di Melee Island, con i suoi colori bluastri ed il suo carattere misterioso. A livello di gameplay è stato stupefacente la veloce abitudine sullo SCUMM. Molto intuitivo il funzionamento, nonostante certe volte si dovessero usare per forza certi verbi su un oggetto, quando con lo stesso si poteva interagire in altri modi più logici. Ma la logica non è proprio il cardine del titolo, lo dimostrano in particolar modo gli enigmi, sicuramente non tutti eccezionali e chiari(per esempio quello del gabbiano), ma alcuni spiccavano non di poco per design e trovate(duello di spade). Insomma una gran bella sorpresa questa esperienza, anche dal lato tecnico, che oltre a meravigliose ambientazioni porta con se un indimenticabile motivetto. Peccato per il relativo backtracking che alcuni enigmi hanno richiesto non per la complessità ma per la poca chiarezza.

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