Tales of Monkey Island
Prima uscita: 7 Luglio 2009
Premessa
Sviluppato e rilasciato nel 2009 da “Telltale Games” in collaborazione con “Lucas Arts”, questo quinto capitolo della saga, uscito in forma episodica, nasce per una rinnovato interesse della “Lucas Arts” per il genere Adventure, abbandonato nel 2000 con “Escape from Monkey Island”, e dalla volontà del team di “Telltale Games” di sviluppare un nuovo capitolo della saga. A dirigere il progetto vi è Dave Grossman, già collaboratore per i primi due capitoli della serie. Tornano anche altri nomi legati alla saga come il compositore Michael Land o l’ideatore del franchise Ron Gilbert(che tuttavia non è stato direttamente coinvolto nel progetto).
Standard
Episodio 1, episodio 2, episodio 3, episodio 4, episodio 5.
Recensione
Versione testata: PC, Standard Edition
Comparto Narrativo
Nella sua ennesima battaglia per salvare la moglie Elaine dal suo arcinemico LeChuck, Guybrush finisce per ferire il pirata non-morto con una lama mal incantata, che invece di ucciderlo trasforma LeChuck in un essere umano vivo, rilasciando una maledizione voodoo per tutto il golfo di Melange, che lentamente trasforma un pirata, anche il più composto, in rabbioso, aggressivo ed incontrollabile. Per salvare tutti i pirati dei caraibi(e quindi anche se stesso ed Elaine) dovrà trovare la “Esponja Grande” un manufatto voodoo in grado di assorbire completamente la maledizione.
La distribuzione episodica permette all’avventura di approfondire ed esplorare vari aspetti di trama e personaggi senza risultare troppo lunga. All’interno della serie, questo capitolo è il più coraggioso poiché riesce ad inserire elementi molto drammatici, forti ed intensi, in un contesto prettamente comico.
Dato il tempo che si prende, la costruzione narrativa risulta ottima, con risvolti inaspettati e addirittura momenti di suspance. Una regia e sceneggiatura della trama curata e dettagliata che abbandona gli stilemi semplicistici delle prime produzioni per offrire un intreccio più articolato ed estremamente interessante, volto non solo a fungere da background all’umorismo del titolo, ma soprattutto serve da accompagnamento parallelo alla comicità che riesce a regalare.
Questa è in parte data dal contesto narrativo, dalle ambientazioni e da dalle situazioni specifiche, ma gran parte della comicità e umorismo viene dall’eccellente ventaglio di personaggi, composto da alcuni vecchi volti e da molte nuove new entry. Non solo i principali, ma anche tutti i secondari sono ben caratterizzati e parte integrante della trama, a cui viene dato sempre abbastanza spazio.
Complice anche un’ottima scrittura dei dialoghi che contribuiscono a elevare non solo la qualità della storia ma a riportare a schermo un rinnovato e più moderno umorismo, con ottimi tempi comici ed un più maturo Guybrush a regalare un altrettanto matura ironia e comicità.
Le ambientazioni sono abbastanza diversificate ed anch’esse rispecchiano a volte la comicità, a volte la drammaticità, della storia, riuscendo a regalare sensazioni ed atmosfere diverse per ogni location, per la maggior parte ben dettagliate e particolareggiati.
Gameplay
Il gameplay torna ad essere un punta e clicca, tuttavia più semplificato. Il giocatore controlla Guybrush nello scenario attraverso i classici WASD della tastiera o attraverso un(scomodo) sistema di movimento basato sulla pressione continua del mouse nella direzione desiderata.
Per interagire con persone e oggetti basta cliccare con il puntatore e Guybrush farà l’unica azione possibile o disponibile con l’oggetto/persona, senza quindi poter scegliere come nei precedenti capitoli il tipo di azione da effettuare.
L’inventario è richiamabile sulla destra o con Tab in una piccola schermata poco invadente che mostra tutti gli oggetti in nostro possesso, con la possibilità di usarli o combinarli per la risoluzione di enigmi. Questi, pur mantenendo l’umorismo tipico della saga, sono decisamente più semplici rispetto al passato, almeno nella prima metà di gioco, dove poi cominciano a diventare articolati piuttosto che complessi. Mentre molti sembrano rimanere ancorati al passato, con riedizioni ben congeniate di vecchi enigmi, alcuni sono originali e di buona qualità.
Come consueto nella saga, vi è un sistema di risposte nei dialoghi che tuttavia ha quasi prettamente fini umoristici. Sempre tipico della saga inoltre la possibilità di spostarsi da un luogo all’altro nelle varie mappe e l’impossibilità di perdere, sbagliare o rimanere bloccati. E’ anche presente un sistema di aiuti ed indizi regolabile dal menù.
Comparto Tecnico
La saga abbandona i motori SCUMM e GrimE della Lucas Arts per utilizzare in questo capitolo il “Telltale Tool“, engine proprietario degli sviluppatori. Questo ha permesso di dare innanzitutto un taglio più cinematografico alla narrazione, con una regia adesso più dinamica, specialmente nelle cutscene.
Graficamente il team ha deciso di tornare ad un aspetto cartoon che non fosse troppo caricaturale in una veste 3D dai poligoni e dettagli sfumati e volutamente poco dettagliati, ottenendo un buon risultato nel design generale di personaggi e ambientazioni. Ottime anche le animazioni, anche quelle facciali.
A macchiare il comparto grafico vi sono alcuni background ed oggetti con texture a bassa qualità, una mal gestione della telecamera nei cambi inquadratura ed alcuni, rari, bug che incorrono durante alcune scene(non invasivi).
Il comparto sonoro è buono, con una colonna sonora composta da Michael Land molto diversificata, tra temi classici della serie, reinterpretazioni degli stessi, nuovi temi musicali basati su melodie a volte gioiose a volte avvincenti, per poi introdurre temi musicali più cupi, tristi o anche epici, in un buon compendio musicale che sa adattarsi alla narrazione.
Il gioco non è localizzato in italiano e presenta un doppiaggio inglese di eccellente fattura, con i classici nomi della saga: Armato, Boyd e Boen che danno le voci rispettivamente ai personaggi di Guybrush, Elaine e LeChuck.
Ultime Recensioni
Un pieno e riuscito omaggio all’eredità della saga Monkey Island. Profondamente autocitazionale ed estremamente legato ai vari capitoli della saga, questo si dimostra essere il suo maggior pregio e peggior difetto. Il titolo infatti pur ritagliandosi un anima propria, con una trama ottima e personaggi brillanti, rimane troppo ancorata al passato. Lo si nota non solo nelle numerosissime citazioni e riferimenti ai titoli del passato ma anche alla volontà di riproporre alcune scene ed enigmi che, anche se rieditati e modificati, danno una forte sensazione di deja vù. A raschiare ancora l’ottima realizzazione generale del gioco, vi è un gameplay forse troppo semplificato, con enigmi altalenanti nella qualità. Un titolo forgiato da un indiscutibile amore per la saga, che nella sua ottima realizzazione pecca di esitazione, nel creare qualcosa di veramente nuovo legato al passato della saga ma non così pesantemente ancorato ad essa.
Contrariamente alle aspettative, questo compendio di 5 episodi della Telltale mi ha stupito, anche parecchio. Alla pochezza strutturale nella composizione delle meccaniche di gameplay, che lo rendono troppo semplice, si contrappone una trama che personalmente è la migliore fin ora della saga. Di rilievo anche anche una composizione di personaggi eccellente, un comparto grafico molto buono e piacevole, ma soprattutto un umorismo ed una comicità maturati e tornati ad essere cuore pulsante del prodotto. Narrativamente c’è poco da dire, ben strutturata, raccontata ed esposta, che da commedia passa a dramma senza paura, per non parlare dell’eccellente qualità dei dialoghi, elevati ancor di più dall’ottimo doppiaggio. Intreccio quindi ottimo, con plot twist e trovate geniali oltre che carico di carisma grazie ad un ventaglio di personaggi eccellenti, ben caratterizzati e soprattutto un Guybrush, a mio parere, di un altro livello. Allusioni, ironia, paradossi, mimica, sarcasmo, satira, anticlimax c’è un po’ di tutto, in una forma più matura. Un Guybrush maturato ma non così tanto, visto che la classica goffagine e l’idiozia o superficialità con il quale affronta certe situazioni rimane. Peccato per degli enigmi un po’ sempliciotti ed altri poco originali. Un sistema di movimento e telecamera poi, che non mi ha convinto, finendo per diventare leggermente frustrante. Tecnicamente ho apprezzato moltissimo lo stile grafico di personaggi ed ambienti anche se devo dire le ambientazioni non mi sono sembrate particolarmente memorabili. Lo stesso per la musica, apprezzabilissima, ma non ha lasciato il segno come le vecchie produzioni. Ma in un bell’assortimento del genere, la cosa non mi è pesata affatto. In definitiva un titolo che ho apprezzato molto, quanto i primissimi capitoli, in particolare per la narrazione, i personaggi e l’umorismo più maturo che possiede. Poco mi importa di un gameplay magari non eccellente ed enigmi non troppo originali, ma piuttosto catturano di più le mille citazioni alla saga, di cui questo titolo è pregno.