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Riflessioni – UFO: Enemy Unknown

Il più grande caso di pareidolia che il mondo moderno ha vissuto, durante una delle tappe fondamentali dell’esplorazione spaziale, che ha ispirato teorie cospirazioniste, libri, film, serie tv e, come in questo caso, videogiochi.

Il volto di Marte

Avanzando nella trama di “UFO: Enemy Unknown” si finisce per identificare la provenienza degli alieni, nascosti in una base sotterranea su Marte, viene anzi specificato che si trova nella regione di Cydonia, un area costituita da piramidi e da una formazione rocciosa che somiglia ad un volto. Gli sviluppatori in questo caso si sono riferiti al, forse più famoso, caso di pareidolia del mondo, avvenuto negli anni ’70.

É il 25 Luglio 1976, l’esplorazione marziana da parte dell’uomo sta vivendo una delle sue tappe più importanti. É infatti in corso, da più di un mese, la missione spaziale “Viking 1”, la prima ad avere lanciato una sonda composta da un modulo orbitale e uno di terra. Mentre già il 20 Luglio, il modulo di terra si era distaccato, per atterrare sul suolo marziano, la sonda ha continuato a percorrere l’orbita del pianeta, facendo ciò per cui é stata costruita: scattare immagini ad alta risoluzione del suolo marziano. Ed é proprio in questa data che la sonda, scatta una foto del famoso “Volto di Marte”.

Per la precisione la sonda scattò una foto di quella che é chiamata “Cydonia”(dal nome della polis minoica dell’isola di Creta, Kydonia), una regione del suolo marziano con determinate caratteristiche di albedo, composta da aree di mese(la mesa é superficie rocciosa sopraelevata con la cima piatta e le pareti molto ripide), colline e valli. Qui viene identificato il tanto discusso volto. La NASA stessa però, nel momento della pubblicazione della fotografia, ha smentito l’esistenza di qualsiasi forma di volto, spiegando che fosse solo un effetto pareidolistico.

La pareidolia, un caso particolare di apofenia, é la tendenza della mente umana ad attribuire forme e profili familiari alle conformazioni amorfe. Un esempio pratico é la tendenza a identificare le nuvole sotto forma di animali o altri oggetti, quando in realtà la sua conformazione é del tutto casuale. Questa illusione subcosciente potrebbe essersi sviluppata in tempi preistorici come forma di difesa per rimanere vigili e poter identificare meglio predatori mimetizzati.

Per il volto di Marte, questo effetto é stato causato dalle particolari angolazioni della luce sulla mesa erosa, che hanno creato particolari ombre, con l’aggiunta di un punto nero(presente in gran quantità in tutte le foto scattate dalla sonda, rappresentando una perdita dati dell’immagine) esattamente sulla posizione dell’eventuale narice del volto, andando a stimolare la percezione della faccia su Marte.

Foto successive, rese dalla sonda americana “Mars Global Surveyor” nel 1998, o ancora meglio le foto ad altissima risoluzione della sonda europea “Mars Express” nel 2006, mostrano la reale ed effettiva forma della mesa, dimostrando come quel “volto” non fosse altro che una conformazione geologica molto erosa, che ha generato ombre fuorvianti. Basti pensare che un fenomeno simile é avvenuto con il cratere marziano di “Galle” che assomiglia ad uno smile sorridente.

Nonostante le rassicurazioni della NASA ai tempi della pubblicazione delle foto, c’é chi ci ha costruito attorno tutta una teoria cospirazionista sull’esistenza di forme di vita intelligenti, spiegando come il volto non sarebbe altro che una struttura artificiale e che insieme ad altre formazioni rocciose vicine, alcune dalla forma vagamente piramidale, disposte in un motivo geometrico, rappresentano i resti di una antica civiltà. A sostenere tale teoria é Richard Hoagland cospirazionista e pseudoscienziato che pubblicò un libro a riguardo nel 1987.

Le sue teorie venivano poi appoggiate da Zecharia Sitchin, scrittore di pseudoarcheologia, che sosteneva la teoria del paleocontatto, dichiarando che vi siano riferimenti a tutto ciò nella letteratura sumerica e che, come la Piramide di Cheope sulla Terra, anche il volto di Marte é stato costruito dagli Anunnaki. Nessuna di queste speculazioni e teorie é sostenuta dalla scienza, ed il caso del volto su Marte é già un aneddoto, universalmente accettato come fenomeno di pareidolia.

Ovviamente il caso ha stimolato i media e gli artisti, trasformando il fenomeno in storie fantascientifiche come nel romanzo  “Labyrinth of Night” di Allen Steele, o ancora il film “Mission to Mars”  di Brian De Palma, così come una puntata della prima stagione della famosa serie X-Files.

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