Atari
1972
-
presente
Fondatori
Nolan Bushnell, Ted Dabney
Proprietario
Sede
Parigi, Francia
Sede
Sussidiarie
Franchise
Timeline
I due amici e ingegneri Nolan Bushnell e Ted Dabney avviano una partnership chiamata “Syzygy Engineering” per la creazione di un gioco idealmente ispirato agli arcade elettro-meccanici esistenti allora nelle sale giochi. Questo però, avrebbe incorporato un sistema informatico autonomo, con monitor e slot monete collegato per giocare. I due lavorarono con “Nutting Associates” per fabbricare quello che sarebbe diventato uno dei primi due cabinati arcade della storia(l’altro fu il progetto universitario “Galaxy Game”). Ispirandosi ampiamente al videogioco “Spacewar!” crearono “Computer Space”, il cabinato tuttavia non ebbe il successo sperato, principalmente perché era troppo complesso per l’utente medio che non era abituato a questo tipo di intrattenimento, ancora acerbo.
I due amici lasciarono “Nutting Associates” e si rivolsero a “Bally Manufacturing” per il loro prossimo progetto, stabilendo uno studio di “Syzygy Engineering” in California. Successivamente la società fu incorporata come “Atari Inc.”, poiché il termine Syzygy era già stato usato e fu allora scelto il termine “Atari” dal gioco cinese “Go”, che ha un significato simile alla mossa di “scacco al re” nel gioco degli scacchi.
Nello stesso anno, Bushnell partecipò alla dimostrazione di quella che è effettivamente la prima console domestica della storia, la “Magnavox Odyssey”, creata da Ralph Henry Baer. Durante la dimostrazione vennero mostrati alcuni dei giochi sportivi ed educativi della console, tra cui una simulazione del tennis. Bushnell allora ebbe l’idea di riportare la stessa simulazione in formato arcade, creando poco tempo dopo “Pong”, il primo vero successo videoludico che segna la nascita dell’industria e degli arcade.
“Bally Manufacturing” non forniva risposte precise sulla presa in licenza o meno di “Pong”, poco convinta dal fatto che il cabinato richiedesse 2 giocatori. Atari chiede allora alla società manifatturiera una rinuncia formale, in modo tale da essere legalmente liberi di creare e distribuire da soli i cabinati Pong. La situazione si risolse con una rinuncia formale da parte di Bally al costo della creazione di almeno un gioco per la società. Atari era ora libera di produrre e vendere i propri cabinati, trasformandosi in una società di progettazione e produzione di coin-op.
L’azienda non aveva la mano d’opera e i fondi per gestire il successo di Pong. Le domande del cabinato eccedevano le capacità di produzione di "Atari" e, visto che la società non aveva brevettato il prodotto, molte altre aziende cominciarono a produrre la loro versione di “Pong” soddisfacendo la richiesta elevata. Nel frattempo nascono dissapori tra Bushnell e Dabney, finiti con l’abbandono della società di quest’ultimo. L' azienda acquisisce inoltre “Cyan Engineering”, società di ingegneria informatica.
Nel frattempo Bushnell decide di avviare una società fittizia per la produzione di cloni di giochi "Atari" dal nome “Kee Games”, mettendo al timone l’amico Joe Keenan. In questo modo la società cercava di ovviare al problema dell’esclusività richiesta dai distributori di flipper e arcade dell'epoca. In questo modo "Atari" poteva vendere a più di un distributore un suo gioco(l’originale ed il clone) aumentando i profitti. Keenan tuttavia si dimostrò parecchio intraprendente e, oltre ai cloni "Atari", iniziò anche lo sviluppo di un gioco parecchio desiderato, “Tank”. Intanto "Atari" si libera dal contratto con “Bally Manufacturing" creando per loro un gioco di corse, "Asteroid"(da non confondere con il più celebre Asteroids), per poi crearne un clone e rivenderlo da se con il nome “Space Race”.
"Magnavox" intenta causa contro "Atari" e altre società per violazione di brevetto del gioco simulativo di tennis del “Magnavox Odyssey”, ponendo sotto accusa "Pong" e tutti i suoi cloni. "Atari" si ritrovò così a pagare 1.5 milioni e a concedere una licenza per utilizzare la tecnologia trovata in tutti gli attuali prodotti "Atari "oltre che condividere informazioni tecniche. A causa di questo avvenimento e la forte concorrenza dei cloni di "Pong", la società iniziava a navigare in cattive acque.
La situazione finanziaria della società si aggrava quando a causa di un errore contabile sul prezzo del gioco “Gran Trak 10”, il cabinato fu venduto a meno del costo con il quale veniva prodotto, portando ingenti perdite alla società.
Per cercare di evitare il fallimento, Bushnell decise di vendere la divisione giapponese “Atari Japan”(che non aveva avuto successo) alla società giapponese “Nakamura Seisakusho”(poi diventata "Namco") rendendola distributore esclusivo dei giochi "Atari" in Giappone. Inoltre rivelò la natura di "Kee Games" e incorporò la società, che con il successo del suo gioco “Tank” salvò "Atari" dalla bancarotta. Per le sue abilità nella gestione della società “Kee Games”, Joe Keenan fu nominato presidente di "Atari" mentre il CEO Bushnell si focalizzò sul settore ingegneristico.
"Atari", con un accordo con la società “Sears”, inizia la distribuzione di una versione console domestica di "Pong". La console ha successo ma essendo “statica” la sua durata vitale si assestava a massimo qualche mese, per poi venire soppiantata da una gamma simile di concorrenti. Bushnell allora medita la creazione di una console programmabile, simile alla “Magnavox Odissey", in grado di far girare più di un singolo gioco. Affida il progetto col nome in codice “Stella” alla sua sussidiaria “Cyan Engineering” che inizialmente ha difficoltà a creare una console di tale flessibilità a prezzi contenuti.
Grazie al rilascio del primo microprocessore economico, il “MOS Technology 6502”, il progetto “Stella” poté finalmente realizzarsi, nacque così l' “Atari Video Computer System”, o “Atari VCS” (in seguito rinominato Atari 2600). Bushnell sapeva di avere un successo economico tra le mani, ma non aveva il capitale per poterlo inserire nel mercato.
Avendo necessità di capitale per l'immissione nel mercato del loro prodotto, "Atari" accettò un'offerta di acquisizione dalla “Warner Communications” che decise di mantenere Bushnell e Keenan come CEO e presidente. Per Warner, l'accordo rappresentava un'opportunità per sostenere le loro divisioni cinematografiche e musicali. Grazie a questo accordo l’ “Atari VCS” poté entrare in commercio l’anno seguente.
Al lancio l’ “Atari VCS” vendette bene ma non riscosse un grande successo perché il mercato dei videogiochi non era ancora esploso. Il team di sviluppo aveva stimato un’aspettativa di vita di circa 3 anni, spingendo immediatamente per la lavorazione ad una nuova console che potesse sostituire alla fine di quel periodo l’ “Atari VCS”, ponendo le basi per quelli che saranno poi i computer “Atari 800” e “Atari 400”.
Mentre nascono disaccordi tra Bushnell e la dirigenza Warner, per divergenze sulla gestione della società, viene assunto Raymond Kassar per aiutare a commercializzare i prodotti Atari. Grazie alle sue strategie di marketing l’ “Atari VCS” raggiunse un incredibile popolarità ed un esplosione di vendite.
Bushnell lascia definitivamente la società, oltre che per i dissapori sorti in precedenza anche perchè non sposava la strategia di “Warner Communication” e Raymond Kassar riguardo la console VCS. Secondo Bushnell infatti Kassar stava facendo produrre troppe unità per il mercato mentre avrebbe dovuto sostituire la console con una nuova e più avanzata. Dopo la partenza di Bushnell e di conseguenza anche di Keenan, Raymond Kassar fu promosso a CEO e presidente.
Sotto Kassar la società raggiunse il suo apice di successo nel primo anno di dirigenza, vendendo milioni di VCS, computer Atari 800/400 e soprattutto un gran numero di cabinati arcade. Viene rilasciato infatti nel '79 “Asteroids”, che insieme a “Space Invaders”(del '78) e “Galaxian” segna l’inizio dell'epoca d'oro degli arcade.
Kassar si assicura i diritti per una conversione in formato console del gioco arcade “Space Invaders”. Questo accordo permise ad "Atari" di quadruplicare le vendite di VCS, rendendo di fatto “Space Invaders” la prima “killer app” della storia videoludica, generando introiti ad "Atari" di oltre 100 milioni. Ciò fu possibile anche di fronte al fatto che non vi era una reale concorrenza ed infatti, fino alla fine del 1980, la società dominava quasi totalmente il mercato console.
Durante questo periodo "Atari" maturò un cattivo comportamento nei confronti degli sviluppatori dei suoi giochi, che non venivano propriamente accreditati dei loro lavori. Fino ad ora infatti i produttori di console erano anche unici publisher e sviluppatori dei giochi per le loro stesse console, e non citavano mai i programmatori o gli ideatori del gioco. Famoso è infatti l’aneddoto riguardo il primo easter egg della storia videoludica nel videogioco “Adventure”per "Atari VCS" del 1979, dove il creatore Warren Robinett, inserì una stanza raggiungibile in un determinato modo, dove ha lasciato scritto la frase: “Created by Warren Robinett”.
Lo stradominio "Atari" sui programmatori finì quando alcuni di loro, non sentendosi riconosciuti per molti dei successi della compagnia, la lasciarono per crearne una propria. Questi programmatori erano David Crane, Larry Kaplan, Alan Miller e Bob Whitehead ed insieme crearono “Activision”, il primo sviluppatore di terze parti della storia videoludica. Conoscendo bene la console, iniziarono a sviluppare e vendere giochi per l’ "Atari VCS" con opportuni riconoscimenti degli autori.
"Atari" intraprende un'azione legale per cercare di bloccare la vendita dei giochi "Activision" ma le società alla fine si sono accordate, con "Activision" che ha accettato di pagare una parte delle loro vendite come canone di licenza ad "Atari" per lo sviluppo sulla loro console. Ciò ha stabilito l'uso dei costi di licenza come modello per lo sviluppo di terze parti che è attualmente utilizzato dall’industria.
Nonostante altri successi quali “Centipede”, “Missile Command” o “Yars' Revenge”, la concorrenza cominciava a crescere, sia sul versante cabinati e home computer che nel versante domestico, con “Mattel Electronics” e la sua console “Intellivision” che iniziava a far capolino. Kassar allora cerca di replicare il successo ed il boom di vendite avvenuto con “Space Invaders” e si assicura i diritti d’esclusiva per una conversione del successo arcade di casa Namco “Pac-Man”.
Viene riservata poca attenzione nel progetto, lasciando il lavoro di conversione ad un solo programmatore, Tod Frye, che fu in grado di finire i lavori entro i tempi richiesti da "Atari" ma con una qualità piuttosto scadente. Nonostante “Pac-Man” per “Atari VCS” fu un successo di vendite(grazie al marketing) rese anche i consumatori estremamente più cauti nell’acquisto di nuovi giochi, rendendo l’evento promotore di quella che è chiamata “la crisi del videogioco del 1983”.
Atari vede ridursi la propria quota nel mercato a causa dell’aumento della concorrenza, cosa nuova per la compagnia che fino a questo momento era leader del settore console ed esponente di quello arcade. Verso la fine del 1982 "Atari" rilascia una nuova console, l’ ”Atari 5200”, annunciando anche il rebrand della vecchia VCS in “Atari 2600”. La nuova console, progettata seguendo le specifiche dei computer Atari 800 e 400, nasce come competitor dell’ "Intellivision", ma non riuscirà mai a spiccare nel mercato a causa della mancanza di retrocompatibilità con la 2600, cosa che invece aveva la concorrenza, come “Colecovision”.
Per gestire i concorrenti, "Atari" esegue ordini anticipati con i distributori via contratti d’esclusiva per bruciare sul tempo la concorrenza e soddisfare la domanda prevista. Tuttavia la società dalla nascita ad oggi si è costruita una pessima reputazione nell’industria da lei stessa creata ed adesso anche i consumatori, dopo l’evento “Pac-Man”, sono più cauti nell’acquisto di videogiochi. Ciò, con l’aggiunta delle cattive vendite dell’ “Atari 5200”, dimostrava come "Atari" avesse fatto male i calcoli, in quanto la domanda non sarebbe stata così ampia come era previsto.
La rottura definitiva ed il crac con pubblico ed industria si ebbe con il rilascio di “E.T. the Extra-Terrestrial”, gioco basato sull’omonimo film da poco uscito nelle sale, che fu sviluppato in appena 5 settimane e risultò un enorme fiasco, annoverandosi la nomina di primo tra i peggiori videogiochi della storia.
L’uscita di troppi titoli mediocri in un mercato ormai saturo, la perdita di fiducia di azionisti, distributori e consumatori in "Atari", l’ascesa dei personal computer e gli ultimi avvenimenti nell’industria, portano ad un crollo devastante dell’interesse nel mercato videoludico. Console e videogiochi non vengono più vendute e tante società abbandonano il mercato o sono costrette alla chiusura. E’ la crisi del videogioco e la fine della golden age degli arcade.
"Atari" raggiunge perdite di oltre 500 milioni e si ritrova con i magazzini pieni di milioni di copie invendute. A metà anno, per disfarsi delle copie in magazzino e quindi eliminarle dal bilancio finale (poiché a fini fiscali un prodotto in giacenza produce comunque un utile) la società seppellì oltre 700.000 cartucce nella discarica di Alamogordo, Nuovo Messico, in quella che è stata per anni una delle più grandi leggende metropolitane della storia videoludica, rivelatasi vera negli scavi del 2014, che ne hanno riesumato i resti.
Durante questi eventi Kassar aveva venduto numerose azioni della “Warner Communication” ancora prima dell'annuncio degli investitori sulla situazione finanziaria di Atari. Fù accusato di insider trading e condannato a pagare una somma di 80.000$. Si dimise da CEO di Atari per le crescenti perdite finanziarie e Warner lo sostituì con James J. Morgan, che cercò di risanare la situazione con tagli dei costi e del personale oltre che una maggiore integrazione delle varie divisioni dell’azienda.
Tutte le divisioni "Atari" non erano più leader e neanche decenti competitor dei rispettivi mercati: gli arcade non andavano più bene, il mercato console crollò e nel versante computer non vi era alcuna speranza contro il "Commodore 64". Sotto Morgan la compagnia tentò di creare una nuova console, l’ “Atari 7800”, oltre che nuovi computer che potessero competere con quelli di IBM, Apple o Commodore. Tentò anche la strada della telefonia.
Nessuno dei progetti della società andò in porto in quanto la “Warner Communications” trattò , all'insaputa di Morgan, con Jack Tramiel e la sua “Tramel Technology” per vendere le divisioni home computing e console di "Atari". L’accordo fu siglato ufficialmente il 3 luglio 1984, con la Tramel che, in possesso delle sopracitate divisioni "Atari", si rinomina in “Atari Corporation” mentre la divisione arcade rimasta alla Warner si rinomina in “Atari Games”, con quest’ultima impossibilitata ad usare il logo "Atari" nei suoi giochi come stipulato nell’accordo con “Tramel Technology”.
Warner decide di vendere la sua quota di controllo di "Atari Games" a "Namco". Successivamente anche "Namco"(nel 1987), perdendo interesse nella gestione della società, vendette il 33% delle sue azioni. La compagnia, non avendo più una partecipazione di controllo (azioni divise tra Warner, Namco e dipendenti), diventò indipendente. Nel frattempo la “Atari Corporation” di Jack Tramiel chiude gran parte delle sue filiali e si concentra sullo sviluppo di una nuova linea di computer a 16 bit, l’ “Atari ST”.
"Atari Corporation" lancia sul mercato il progetto cominciato sotto Morgan e Warner, l’ “Atari 7800”. Tra questa e la linea di computer “Atari ST”, la società comincia a fatturare, anche se rimane indietro in entrambi i mercati non riuscendo a competere con il "NES" o il "Commodore Amiga".
"Atari Games" nel mentre stipula accordi di esclusiva con "Nintendo" che obbligava i suoi licenziatari a pubblicare massimo 5 giochi l’anno. "Atari Games" tuttavia, sotto il nome di "Tengen", comincia segretamente a lavorare ad un progetto per bypassare il blocco digitale del chip “10NES” della console Nintendo che impediva a terzi di creare giochi non autorizzati.
"Atari Corporation" acquisisce “Federated Group”, un’azienda di vendita al dettaglio che si rivelò un pessimo affare in quanto gli aggiustamenti al bilancio costarono più di quanto previsto e l’acquisizione portò più perdite che profitti. "Atari Corporation" vendette in seguito l’azienda a “Silo”.
A maggio L'FBI iniziò un'indagine su "Atari Corporation" per l'importazione e la rivendita di chip DRAM giapponesi negli Stati Uniti, in violazione delle leggi statunitensi sull'importazione. Anche l’altra società distinta "Atari Games" ebbe problemi legali. La compagnia aveva iniziato infatti a vendere cartucce senza licenza per il "NES", a cominciare con versioni alternative di "Tetris", portando la società in tribunale.
"Atari Corporation" lancia sul mercato una console portatile, “Atari Lynx”, lodata dalla critica ed avanzata rispetto alla concorrenza. Tuttavia a causa di mancanza di componenti che ne hanno rallentato la distribuzione nel periodo natalizio, la console perse mercato in favore del molto meno avanzato ma decisamente più economico “Game Boy” di Nintendo.
"Atari Corporation" lancia sul mercato la sua ultima console e prima al mondo nel formato 64 bit, l’ “Atari Jaguar”. La console tuttavia era troppo avanzata e complessa, di conseguenza, a causa di una libreria di giochi di bassa qualità e quantità(poiché era difficile programmare giochi per il sistema) non era in grado di competere con la vecchia generazione di console.
“Warner Communications”, che si era fusa con “Time Inc.” per formare “Time Warner”, riacquistò una partecipazione di controllo in "Atari Games", fecendone una sussidiaria della sua divisione “Time Warner Interactive”.
A causa di vendite infruttuose e concorrenza spietata, Jack Tramiel decide di uscire dall’industria videoludica. Attraverso una fusione inversa allora, "Atari Corporation" si fuse con “JTS Inc” una neo azienda di produzione di hard disk, formando “JTS Corporation”, dove "Atari" aveva solo un ruolo di supporto minore. Lo stesso anno anche "Time Warner" decise di uscire dal mercato videoludico, vendendo la sua divisione "Atari Games" alla società “WMS Industries”(proprietaria tra le altre cose dei marchi arcade Williams, Bally e Midway).
“Hasbro Interactive” acquista da “JTS Corporation” il marchio e i diritti di proprietà intellettuale di "Atari", chiamando la sua nuova divisione dedicata “Atari Interactive”, mentre la divisione videoludica di "WMS Industries" si scorpora in una società indipendente chiamata “Midway Games” che controllava adesso la divisione "Atari Games". In seguito tuttavia alle acquisizioni di "Hasbro Interactive" dei diritti di proprietà intellettuale del marchio, la divisione fu rinominata “Midway Games West Inc” terminando così la co-esistenza delle due società Atari distinte.
La società francese “Infogrames Entertainment S.A.”(IESA) acquista la divisione “Hasbro Interactive” rinominandola “Infogrames Interactive” e di conseguenza acquisisce tutte le sue sussidiarie tra cui “Atari Interactive”. IESA stava velocemente ingrandendosi con diverse acquisizioni prima e dopo quella di "Hasbro Interactive", diventando in quel periodo un grosso publisher in Europa.
IESA riorganizza tutte le sue sussidiarie utilizzando il marchio Atari, svolgendo una grossa operazione di rebranding. La sussidiaria statunitense “Infogrames NA” diviene una società separata e pubblica, quotata in borsa ed ufficialmente rinominata “Atari Inc.” mentre la sussidiaria “Infogrames Interactive” venne rinominata “Atari Interactive ”.
In conseguenza al rebranding, tutte le operazioni europee e filiali extra europee utilizzano adesso il nome Atari(Es. “Infogrames UK” diventa “Atari UK”). IESA diventò dunque una Holding Company, detentrice del marchio Atari attraverso tutte le sue sussidiarie rinominate con lo stesso nome e gestite dalle due divisioni maggiori, Atari Inc. e Atari Interactive. Il nome della compagnia madre rimase però Infogrames Entertainment SA.
“Infogrames Entertainment S.A.”, attraverso tutte le acquisizioni negli anni precedenti non possedeva solo il marchio "Atari" e tutti i suoi franchise, ma anche serie del calibro di "Civilization", "Unreal", "Duke Nukem", "Alone in the Dark", "XCOM", ecc… Tuttavia, a causa di un delisting di “Atari Inc” dal NASDAQ(le azioni della società valevano meno di un dollaro), IESA cominciò a vendere alcuni franchise tra cui “Civilization” e "XCOM" a “Take Two”. Nel mentre perdeva il controllo di altri studi e IP come “Unreal”, quando "Epic Games" firmò un contratto con "Midway Games" lasciando la compagnia.
"Atari Inc." viene acquistata da IESA con l'offerta di acquisto di tutte le azioni pubbliche rimanenti(IESA possedeva solo il 51%) divenendo così unica proprietari di "Atari Inc" e rendendola una società privata.
IESA annuncia l'abbandono del suo nome in favore di Atari S.A., portando all'ultimo atto di re-branding della società che di fatto segna anche la sua fine come Infogrames. Come conseguenza di quella che sembra una fusione inversa sotto il nome di re-branding, viene annunciata l’entrata nel consiglio di amministrazione di Bushnell, co-fondatore dell’originale "Atari".
Le maggiori filiali di “Atari S.A.”, ossia “Atari Inc”, “Atari Interactive”, “Humongous Entertainment” e “California US Holdings” presentato una istanza di fallimento ai sensi del “Capitolo 11” del Codice fallimentare degli Stati Uniti. “Atari S.A.” ha iniziato a vendere le sue risorse di gioco, gli sviluppatori e il nome Atari in un'asta fallimentare. Attraverso questa, la società perde gran parte di tutti i suoi franchise.
Frédéric Chesnais acquista "Atari S.A.", "Atari Inc" ed "Atari Interactive", divenendone maggior azionista grazie alla sua holding “Ker Ventures”. in questo modo la società riesce ad uscire dal Capitolo 11 del codice fallimentare ed a tornare quotata nella borsa di Parigi. "Atari S.A." comincia così un percorso di re-releasing di vecchi suoi titoli ed inizia lo sviluppo di una nuova console dal nome in codice “Ataribox” nel 2017, utilizzando in parte una campagna crowfunding.
Viene lanciato il "token Atari" in partnership paritaria con il "Gruppo ICICB". Questa partnership viene subito estesa e la società si divide in due divisioni: “Atari Games” dedita all’industria videoludica e “Atari Blockchain” focalizzata sulle criptovalute ed altri business. Nello stesso anno viene rilasciata ai sostenitori della campagna crowdfunding la microconsole “Atari VCS”, ispirata sia nel nome che nel design all’omonima console del 77’ con un sistema Linux modificato che consentirà agli utenti di scaricare e installare giochi.
Viene rilasciata la micro-console “Atari VCS” anche in America. Atari inoltre annuncia di aver investito 500.000$ nella piattaforma di streaming di giochi retrò “Antstream” e di aver proposto un accordo per acquistare il sito web “MobyGames” per 1,5 milioni di dollari.