Una nuova Lara
Questo reboot vede come protagonista una Lara molto diversa dall’originale. La nuova Lara è inesperta, spaventata e giovane. Una Lara molto più umanizzata, portata comunque a reggere il peso del suo nome. Lara è infatti stata figura di rilievo nel mondo videoludico, divenendo sì un sex symbol ma al contempo pioniere della lotta al sessismo e portavoce videoludica dell’emancipazione femminile. Questa nuova Lara è meno provocante delle passate versioni ma non smette, in una forma addirittura più matura, di essere il simbolo che era, anzi adesso molto meno votato alla sessualizzazione ma piuttosto al valore intrinseco che una donna può avere al dispetto della concezione femminile che almeno fino agli anni 90 si aveva della donna.
La nuova Lara in questo capitolo la vediamo spesso tremante, spaventata, dolorante, piangente, in una forma insomma più debole per come la conoscevamo. Ma quello che il titolo offre è la maturazione di un personaggio, la crescita attraverso questa avventura di una donna forte, che già dimostra di esserlo durante tutti i momenti in cui la vediamo dolorante o spaventata, perché va comunque avanti, si rialza, supera la paura e affronta il pericolo.
Gli allarmisti tuttavia non mancano e non stupiscono più di tanto le accuse di un possibile tentato stupro in una scena durate la presentazione del gioco al’E3. La scena, che comunque non presenta alcuna violenza sessuale, è si molto allarmante e può indurre a pensare ad un tale esito, ma lo scopo principale della scena è quello di enfatizzare il fatto che Lara, per la prima volta nella sua vita, sia costretta ad uccidere un uomo. Il momento genera panico e rabbia sia nella protagonista che nel giocatore, la scena DEVE risultare fastidiosa, fondendosi alla certezza che l’uomo vuole ucciderla. Tutto ciò enfatizza il momento drammatico che Lara deve affrontare e affronterà. Il quick time event infatti rivela una Lara che reagisce alle azioni dell’uomo e si libera dalle sue grinfie, prendendo la pistola per poi infine sparare prima che lui la uccida. La mancanza di informazioni dei giornalisti, mista anche ad un certo grado di ignoranza, che non verificano prima l’esistenza di un contesto narrativo per il quale stia avvenendo un determinato evento, genera questo tipo di accuse.
La lead writer di “Tomb Raider” Rhianna Pratchett, nel mostrare disappunto per l’evento, ha spiegato che in quella scena, anche per delineare una certa differenza con la Lara del passato, non c’è alcuna scappatoia da duri, quella scena succede e basta, e lei deve farsene un’idea. Da tenere conto poi che Lara dopo l’evento non pensa “stavo per essere stuprata” ma piuttosto “ho ucciso una persona”; ricordiamo infatti che nella scena il colpo di pistola avviene a pochi centimetri dalla sua faccia e prende in testa l’uomo, scena che sfido chiunque a non essere traumatica. Dopotutto l’evento è volto ad instillare nel giocatore o nella giocatrice l’istinto di proteggere Lara ed immedesimarsi nella rabbia e paura provati dalla protagonista.
Inoltre la contestualizzazione riguarda anche l’uomo, in quanto per tutto il gioco non sembrano esserci donne nell’isola e un tale atto in preda a follia e totale mancanza di ragione potrebbe essere possibile. Questo risponde anche a chi dovesse fare la stupida domanda: questa scena ci sarebbe stata lo stesso se il protagonista fosse stato maschio? Bè tralasciando il fatto che è una domanda idiota da porre, visto il contesto l’uomo avrebbe pure potuto abusare di un altro uomo visto le condizioni in cui si ritrovano i sopravvissuti dell’isola. Infine a negare ancora di più il fatto che questa scena debba essere additata c’è il fatto che il “tentato stupro” non definisce ne influenza la crescita caratteriale di Lara. Lara non cambia in funzione delle azioni dell’uomo, l’evento non definisce il personaggio. E’ piuttosto l’omicidio ad essere parte dell’evoluzione caratteriale, è lo sparo a bruciapelo quello che rimane impresso.