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The Curse of Monkey Island

Cover del gioco The Curse of Monkey Island
Recensione
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PIATTAFORME

PC

DATA

31 Ottobre 1997

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  • Gioco base;

Recensione

Premessa

A sei anni dal secondo capitolo, senza più Ron Gilbert alla guida del progetto, Lucas Arts rilascia “The Curse of Monkey Island”, terzo capitolo della saga, che vede diversi cambiamenti nello stile grafico e nel gameplay, cercando comunque di rimanere ancorato alla classico umorismo a cui la serie aveva abituato.

Comparto Narrativo

Guybrush si trova alla deriva su di una macchinina dell’autoscontro, domandandosi come sia riuscito a fuggire dal parco divertimenti di Big Whoop, per poi accorgersi di essere arrivato al forte di “Plunder Island”, sotto assedio da LeChuck e difeso dalla sua amata Elaine.

Dopo aver aiutato a sconfiggere il pirata zombie-fantasma, Guybrush fa la proposta ad Elaine, consegnandole un misterioso anello trovato nella stiva della nave di LeChuck. Il gioiello è però maledetto e ciò trasforma Elaine in una statua d’oro massiccio. L’avventura di Guybrush Threepwood in questo capitolo è dunque spezzare la maledizione che ha involontariamente afflitto alla sua amata.

In questa terza incarnazione, il titolo si avvale di un nuovo ed originale roster di personaggi secondari, pur mantenendo i soliti principali e riportando alcuni vecchi volti dai precedenti capitoli. Il ventaglio di nuovi personaggi è abbastanza ampio ma a monopolizzare la scena sono solo alcuni di questi, particolarmente caratterizzati e meglio scritti, con una discreta scrittura anche per quelli con poco minutaggio a schermo.

Nel complesso si arriva a costruire una piacevole ed ironica avventura all’insegna di una comicità prorompente, fatta di personaggi bizzarri e di un protagonista maldestro, che coronano una semplice e divertente avventura, monca però di quella varietà e maggiore articolazione vista nel secondo capitolo.

Se infatti è vero che la semplicità aiuta a evidenziare maggiormente l’umorismo, è anche vero che la trama risulta banale nel suo complesso e solo grazie ai personaggi e alla loro caratterizzazione non assume un evidente piattezza. Le ambientazioni e gli scenari sono piuttosto briosi e trasmettono sempre, anche in scene più buie, l’allegria o comunque la ridente ironia e comicità della storia, dei personaggi e delle loro azioni.

Gameplay

Il titolo è l’ultimo della Lucas Arts ad usare lo SCUMM engine, qui pesantemente modificato. In questa sua ultima incarnazione il motore di gioco offre un sistema punta e clicca modellato sulla base della verb-coin di “Full Throttle”(un altro titolo Lucas Arts), che vede la scena a schermo intero a differenza dei primi due capitoli, e con la possibilità di  richiamare con il tasto destro una moneta con 3 incisioni: una mano, un teschio ed un pappagallo che rispettivamente rappresentano azioni da svolgere con le mani, con gli occhi o con la bocca.

L’inventario, richiamabile da un tasto, si apre a schermo intero, risultando anche ingombrante, e permette  la combinazione o l’utilizzo nello scenario dei suoi elementi per la risoluzione degli enigmi.

Gli enigmi mantengono un certo livello di difficoltà e comicità, rimanendo fedele al nome Monkey Island, pur tuttavia riportando e riciclando vecchie idee già viste nei precedenti capitoli. E’ possibile, ad inizio partita scegliere una difficoltà tra due disponibili, per semplificare o addirittura rimuovere alcune parti di enigmi dal gioco.

Piacevole aggiunta per diversificare il gameplay(evitabile se si vuole) sono le battaglie navali, un semplice sistema di movimento in mare il cui obiettivo è affondare la nave nemica sparando al click del mouse con i cannoni.

Nessun enigma in questo terzo capitolo ha indizi ambigui o basati su giochi di parole particolari come accadeva(in rarissimi casi) nei capitoli precedenti. Come per i precedenti capitoli rimane l’impossibilità di sbagliare, perdere o rimanere bloccati durante l’avventura, dunque non si può mai incorrere in un game over e non si avrà mai la necessità di ricaricare un salvataggio.

Comparto Tecinco

Tecnicamente il gioco si discosta molto dai precedenti capitoli se non totalmente. Graficamente infatti presenta uno stile cartoon simile ai classici Disney, con un background parzialmente animato e disegnato a mano, con sfumature sgargianti, leggermente caricaturali e con colori particolarmente accesi e vivaci, andando a caratterizzare e dettagliare tutti i luoghi dell’avventura. Anche i personaggi sono ben disegnati, ma peccano nella qualità delle animazioni, non sempre fluide a livelli di altre produzioni.

Tra una sezione di gameplay e l’altra è possibile assistere a cutscene pre-renderizzate ben realizzate e fluide nelle animazioni, ma il passaggio da una scena e l’altra o tra un intermezzo video ed una sezione di gameplay è decisamente troppo netto e brusco, dando una sensazione di interruzione improvvisa.

A livello audio la colonna sonora è sempre prodotta da Michael Land che ha ripreso in parte il main theme del primo capitolo arricchendolo di musiche più accese ed in linea con lo stile grafico ed il mood, molto meno cupo e misterioso del primo capitolo.

Il titolo è anche il primo nella serie ad avere un doppiaggio. I tre personaggi principali, Guybrush, Elaine e LeChuck sono rispettivamente doppiati da Dominic Armato, Alexandra Boyd e Earl Boen, che hanno svolto un lavoro ottimo al livello recitativo, da diventare infatti la voce ufficiale per i successivi titoli.

Il gioco è doppiato e localizzato in italiano. La localizzazione presenta diversi errori di traduzione mentre per il doppiaggio buona parte dei personaggi si comparta bene con solo rari casi di pessima performance, tra le migliori invece quella di Pier Luigi Zollo nell’interpretazione di LeChuck. Giuseppe Calvetti nell’interpretazione di Guybrush è buono con solo qualche sbavatura sporadica.

Conclusione

Picture of Exion
Exion
Amministratore

Il terzo capitolo della serie si allontana parecchio dai precedenti capitoli, pur mantenendo l’anima umoristica e ironica della saga. Lo stile grafico cartoon leggermente caricaturale, colori e ambientazioni più vivaci e un interfaccia ed un gameplay essenzialmente semplificati, rappresentano la parte profondamente cambiata rispetto ai capitoli precedenti. Rimangono immutate invece la trama semplice, arricchita dall’umorismo tipico della serie, i personaggi stravaganti, gli enigmi divertenti e il gameplay mai frustrante rimangono il cuore della produzione. Il titolo però non è esente da difetti: a partire da un comparto narrativo che risulta piuttosto banale, alcuni enigmi riciclati dai precedenti capitoli, poche buone innovazioni e delle animazioni poco fluide. Rimane comunque un ottimo gioco, che non soffre troppo dei suoi difetti ma che riesce invece ad esaltare i suoi pregi, riuscendo a valorizzarsi e caratterizzarsi all’interno del franchise.

Opinione

Picture of Exion
Exion
Amministratore

Mentre l’intero gioco è ben solido da sorreggere un esperienza più che godibile nel suo complesso, ci sono stati diversi elementi che non sono riusciti a far breccia nel mio playthrough, impedendomi di apprezzare fino in fondo il titolo. Prima la storia, che ho trovato personalmente semplicistica e poco interessante, quasi più un incipit bonaccione per avviare la serie di eventi comici che coinvolgeranno il protagonista. I personaggi, salvo alcuni, non mi hanno regalato un particolare stimolo o feed comico, nonostante ci provino. Ancora una volta inoltre, Elaine viene relegata a personaggio secondario, in questo capitolo addirittura minore. Tra le ambientazioni, nessuna(a parte la prima cittadina) ha lasciato il segno, costituite da un minore impatto scenico rispetto ai precedenti nonostante ne abbia apprezzato lo stile di design. Per quanto riguarda il gameplay, ci si trova bene con il verb coin, molto comodo e intuitivo. Apprezzato anche il combattimento navale, buon modo per diversificare il gameplay. Non ho apprezzato invece gli enigmi, troppo semplici e banali. Il movimento di Guybrush nell’ambiente è stato, almeno inizialmente, molto frustrante, perché dava l’impressione di essere davvero troppo lento. E’ al livello tecnico però che il gioco mi allontana di più, con lo stile del disegno dei personaggi, molte animazioni poco fluide e tracce musicali poco caratterizzanti, ma soprattutto il doppiaggio, che non sono riuscito a mandare giù. Non ho apprezzato le performance di gran parte dei personaggi, tra cui quella di Guybrush, che essendo protagonista l’ho dovuto sentire per tutta l’avventura. Forse è questa la cosa che più di tutte ha drasticamente influenzato il mio voto personale, che ha reso quasi impossibile una fruizione limpida del prodotto. Ricapitolando quindi una storia e degli enigmi troppo semplificati e banali, qualche bell’aggiunta al gameplay con un bel design delle ambientazioni sono le uniche cose positive ad affiancare l’umorismo del titolo, che anche se ridotto nella quantità e nella qualità è comunque ciò che tiene in piedi il gioco. Purtroppo design dei personaggi, alcuni punti tecnici e soprattutto il doppiaggio italiano hanno influenzato pesantemente la mia esperienza.

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