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Cover del gioco Shadow of the Tomb Raider
Recensione

Riflessioni – Shadow of the Tomb Raider

2 nomi, una sola dea, simbolo di dicotomia tra vita e morte, giovinezza e vecchiaia. Chiamata anche la tessitrice, poteva simboleggiare sia la fertilità che la fine della vita.

Il piumato dio serpente della cultura Maya, protettore dei sacerdoti, di cui si sa poco a causa di mal interpretazioni di alcuni testi.

Il nascosto regno Inca, accostato spesso ad El Dorado, ma del quale non si ha alcuna prova storica della sua esistenza.

Ix Chel e Chac Chel

Nel gioco sono rappresentate come due facce della stessa dea con la prima, simbolo di vita e guarigione, che é rappresentata come una giovane donna associata alla luna piena e la seconda, simbolo di morte, è rappresentata da un anziana donna associata alla luna nuova. Insieme come gemelle rappresenterebbero il ciclo di vita e morte. Effettivamente, seguendo il codice di Dresda(il più antico manoscritto originariamente in lingua maya, dove il popolo trascrisse e descrisse le proprie usanze e costumi), Ix Chel è uno dei nomi della dea “O”, che ha tra le altre varianti fonetiche anche Chac Chel. Nel codice la dea è descritta come signora dell’arcobaleno o della fertilità ed è descritta sia come una madre ancora giovane, sia come una nonna anziana. In entrambi i casi la dea è legata alla fertilità, a cui i maya associavano la luna.

Dunque è per questo che potrebbero corrispondere Ix Chel alla giovane madre e luna piena, simbolo di forte fertilità e Chac Chel alla vecchia nonna ed associata alla luna nuova, a simboleggiare l’ormai spenta fertilità. A rinforzare tale ipotesi vi è un altro dei tanti significati del nome di Ix Chel che è “Colei dal viso pallido” legato alla superficie della luna piena. Inoltre tra le sue raffigurazioni da anziana viene anche definita “tessitrice”, come colei che taglia i fili della vita una volta terminata. Dunque la dea è sia identificata nella vita, con il connubio alla fertilità, sia alla morte con il suo nome tessitrice, ma anche legato al termine “dea dell’arcobaleno”, in quanto per i maya il fenomeno ottico non era un buon presagio. Ix Chel, Chac Chel oppure O, sono dunque raffigurazioni di una stessa dea, legata alla vita, alla fertilità, alla luna, al parto, alla morte, alla tessitura e talvolta alla medicina e alla pioggia.

Kukulkan

“Eidos Montreal” e “Crystal Dynamics” si sono presi diverse libertà nella rappresentazione di questo dio. Kukulkan è infatti un dio della mitologia Maya e non Inca, inoltre non è il dio della creazione e della distruzione come detto in “Shadow of the Tomb Raider”. Secondo il codice di Dresda Kukulkan è un dio serpente, il suo nome significa infatti serpente piumato. Era la divinità protettrice dei sacerdoti, ma riguardo a questa divinità si sa poco a causa di confusioni in delle trascrizioni che parlano di un uomo dallo stesso nome del dio. Tuttavia è certo che Kukulkan sia strettamente imparentato con la divinità aztecha Quetzalcoatl, anch’egli serpente piumato e considerato dagli aztechi dio del vento, dell’alba e della conoscenza. Entrambi gli dei, nella loro forma umana venivano descritti in maniera molto simile, barbuti e soprattutto dalle pelle chiara, tanto che Quetzalcoatl venne definito anche “Dio Bianco”. Seguendo questi parallelismi, il corrispondente Inca sarebe Viracoča, dio creatore di tutte le cose, similmente descritto a Quetzalcoatl e Kukulkan.

Paititi

Si pensa sia un leggendario regno Inca o pre-inca perduto, esistito ad est delle Ande, nascosto nella foresta pluviale del Perù. Nel 2001 l’archeologo italiano Mario Polia scopre il resoconto del missionario gesuita Andres Lopez, negli archivi gesuiti di Roma, risalente al 1600. Nel testo Lopez descrive una grande città ricca d’oro, argento e gioielli, situata in mezzo alla giungla tropicale nei pressi di una cascata e chiamata dai nativi Paititi. Il testo fu anche presentato al Papa. L’affidabilità del rapporto di Lopez è però molto bassa, in quanto lo stesso Lopez non ha raggiunto egli stesso Paititi ma ne ha solamente sentito parlare dai nativi. Il mito della città Inca perduta rimane e potrebbe essere assimilato alla leggendaria El Dorado, dal nome spagnolo usato dai conquistadores per identificare un re del popolo Muisca che in uno dei suoi rituali si cospargeva il corpo di polvere d’oro, il nome infatti in spagnolo è “El indio Dorado” traducibile come l’uomo d’oro. Col tempo la leggenda passò da essere uomo a città, a regno, ad impero, tanto da spingere numerose spedizioni alla ricerca di tale luogo. Essendo El Dorado non propriamente il nome del luogo ma il nome datogli dagli spagnoli, questo poteva essere una qualsiasi delle città delle culture precolombiane, potendosi quindi avvicinare a Paititi.

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